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Melandri nel profondo: "Il momento migliore della mia carriera deve ancora arrivare"

Wednesday, 26 June 2019 09:25 GMT

In questa intervista, il veterano ha parlato del suo passato e della sua filosofia dentro e fuori dalla pista 

Quasi 37 anni, tanti chilometri percorsi e ancora tanti da percorrere. Marco Melandri: campione del mondo della 250cc nel 2002, pilota in MotoGP™ dal 2005, e dal 2011 compete nel  WorldSBK. Risultati che parlano da soli, anche se la passione e la vita di Melandri vanno oltre. Qui scopriamo l’uomo con le sue stesse parole.
 
Da che io ricordi, le moto fanno parte della mia vita. È stato tutto molto naturale per me, i miei genitori erano appassionato di motori. 
 
Andare in moto per me era un gioco, non avrei mai pensato che sarebbe diventato il mio futuro. La mia famiglia non aveva le possibilità economiche per pensare di intraprendere la carriera da pilota, ma poi è successo qualcosa. Mia mamma non stava bene e sapevamo che non le era rimasto molto da vivere. Sapeva che la mia più grande passione erano le moto e per Natale nel 1987 mi la regalarono una moto, avevo appena quattro anni. Quello è stato il momento in cui ho iniziato a correre e non ho più smesso.
 
Sono stato un po’ fortunato all’inizio. Era il momento in cui arrivarono le minimoto in Italia. Vittorazzi le importava dal Giappone. Io nelle prime gare che feci andai bene e lui mi aiutò dandomi delle minimoto per correre. Costavano poco ma per me non doverle comprare era un risparmio importante.
 
Loris Reggiani mi aiutò quando passai alle ruote alte. Lui aveva una squadra dove faceva correre dei ragazzini di Forlì. Avevo 12 anni quando mi fece provare in pista e andai subito forte, quindi da lì in avanti mi ha dato una mano. Un anno dopo mi sono trovato a fare il mondiale. Non lo avevo nemmeno realizzato. È diventato un lavoro prima che me ne rendessi conto.
 
Quando vinsi il mondiale non fu una sorpresa perché ne avevo persi diversi in passato. Già il primo anno arrivai 3° a 23 punti dal primo. L’anno dopo lo persi per un solo punto. Iniziai l’anno successivo molto forte ma alcuni problemi e un po’ di sfortuna poi finalmente nel 2002 riuscii a realizzare il mio sogno. 
 
Quando correvo in MotoGP™ avevo spesso la sensazione di essere nel posto giusto al momento sbagliato, e non sono mai riuscito a dimostrare il mio vero potenziale.
Ho avuto tanti rivali, ma non è possibile paragonarli tra loro. Nelle poche gare che feci nel 2015, quando vidi Marquez da dentro, mi resi conto che lui aveva qualcosa che nessun’altro aveva.
 
Per diventare pilota servono tantissime cose. Il talento prima di tutto, ma poi servono la voglia di lavorare, di fare sacrifici, avere le persone giuste intorno, ma ci vuole
anche la fortuna, perché quella serve sempre.
 
La squadra è come un puzzle. Ovviamente c’è una gerarchia ma ognuno è indispensabile e l’abilità di lavorare insieme in armonia permette di far andare tutto bene.
 
Penso che il nostro campionato sia iniziato davvero a Jerez. Adesso, dopo alcune gare e test, abbiamo iniziato a capire la moto e a migliorare. Il nostro obiettivo è quello di lottare per il podio ad ogni gara. Non voglio fissare obiettivi a lungo termine perché tutte le volte che li ho fatti sono stati puntualmente rovinati. Quindi non so...
 
Ho avuto tantissimi momenti difficili nella mia carriera! L’ultimo sembra sempre il più duro, ma il tempo cura sempre tutti i mali.
 
Ormai ho una certa età e so che probabilmente un giorno dovrò smettere di correre quando arriverà quel momento, sarò pronto ad accettarlo. Per fortuna sono appassionato di tante cose,  quindi sarei comunque impegnato.
 
Voglio rimanere nell’ambiente ma a modo mio. Voglio farlo senza obblighi o lavori imponenti. Voglio godermi la vita stando con le persone che amo.
 
Volare è uno dei miei hobby e voglio che resti tale. Non mi piacerebbe che diventasse un lavoro, altrimenti non mi divertirei più tanto quanto faccio ora.
 
Nel 2015 andai alla gara di Barcellona con il mio aereo, ma poi le condizioni meteo peggiorarono durante il fine settimana. Dovetti tornare a casa con un altro volo e
tornare a prendere il mio aereo una settimana più tardi. Ho capito che non era il caso di andare alle gare con il mio aereo.
 
Ci siamo trasferiti in montagna da un anno e abbiamo scoperto un sacco di cose, tanti sport diversi. Penso che continuerò a praticare molti sport diversi anche quando smetterò di correre perché mi piacciono. Poi dipenderà dalle passioni che avrà mia figlia. Lo scopo sarà quello di seguire i suoi interessi e i suoi divertimenti.
 
C’è chi mi ha descritto come una persona con un carattere debole, ma in realtà sono uno che non smette mai di lottare. Non mi demoralizzo mai, semmai a volte mi
arrabbio. Ma se vedo che le persone intorno a me s’impegnano e lavorano sodo, io non mollo mai e non mi abbatto mai in qualsiasi situazione. Non accetto se invece le persone ti prendono in giro.
 
Sono grato per aver avuto dei momenti bellissimi nella mia carriera e penso che il momento migliore debba ancora arrivare. Vincere un’altra gara con Yamaha, ad esempio. Non penso di poter vincere il mondiale quest’anno ma non mollo… Vediamo cosa succederà il prossimo anno. Penso che con un po’ di stabilità potrei avere delle possibilità. Non ho ancora molti anni a disposizione ma penso di potermi permettere ancora qualche anno…
 
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